Come i fondi europei aiuteranno aziende e privati post Covid-19

L’interesse di aziende e privati si sta sempre più spostando verso la sostenibilità ambientale. Ciò si traduce inevitabilmente in una maggiore attenzione agli investimenti, che stanno sempre più virando verso tecnologie green ed innovative.

Riscontri concreti di questo nuovo approccio alle tematiche ambientali arrivano dall’UE. La Commissione Europea ha infatti proposto il taglio del 55% delle emissioni climalteranti rispetto ai valori del 1990 contro la riduzione del 40% finora prevista. L’obiettivo è quello di realizzare e consolidare i nuovi impegni fisati al 2030. Un taglio, fortemente voluto anche dal Parlamento Europeo.

Gli ambientalisti hanno fatto sentire la propria voce chiedendo un incremento della percentuale di riduzione pari a un valore compreso tra il 60% e il 65%, a fronte dell’incremento di 1,5°C. Sono queste percentuali ad essere la base per una rivisitazione decisiva dei Piani Energia Clima di tutti i Paesi.

Vediamo quale potrebbe essere lo scenario che ci attende.

Il Piano Energia Clima italiano dovrà

  • correggere la percentuale della quota di rinnovabili elettriche, passando dal 55% dei consumi ad un valore pari ai 2/3 della domanda di elettricità. Ciò si traduce a sua volta in un’accelerazione del solare, ad esempio attraverso applicazioni come le centrali off-shore e dell’agro-fotovoltaico;
  • ridurre i consumi energetici con l’aiuto di un ecobonus rivisitato con i fondi europei a partire dal 2022;
  • incrementare il numero di auto elettriche al 2030, passando dall’attuale obiettivo fissato al 2030 di un taglio del 37,5% delle emissioni di CO al 50%, mettendo in circolo sulle strade italiane 6 mio di auto elettriche.

A sostegno di questo cambio di rotta, ci sono i già citati fondi europei (utili anche a tamponare i danni alle realtà italiane scaturiti dalle restrizioni e le chiusure delle stesse durante il primo lockdown per l’emergenza Covid-19). Tali fondi andrebbero a finanziare progetti green e sostenibili di una certa valenza. Devono quindi nascere da iniziative solide, oltre che avere caratteristiche che rispecchiano i valori della sostenibilità ambientale.

  • Il 37% delle risorse sarà destinato ad investimenti e iniziative che favoriscano la transizione verde.
  • Il 20% delle risorse andrà invece alla digitalizzazione.
  • Il 60% di queste risorse dovranno essere impegnate entro il 2022 e le realizzazioni dei progetti dovranno completarsi entro il 2026.
  • Pare inoltre che il 34% delle risorse andrò a coprire i progetti (aggiuntivi rispetto alle politiche ordinarie di investimenti dello Stato e ai fondi europei di coesione) del Mezzogiorno.

Le soluzioni

È quindi necessario definire un piano di investimenti che difenda il paese dall’accelerazione climatica. Accelerazione che si concretizza in una serie di interventi di larga portata che tiene conto di eventi estremi e conseguenti danni, o rilanci l’industria, puntando alla sfida climatica. Significa quindi ricostruire la base produttiva del paese concentrando le risorse

  1. sulle industrie trainanti (fotovoltaico, sistemi di accumulo, veicoli elettrici, acciaierie verdi, etc)
  2. sulle industrie capaci di porsi e raggiungere obiettivi green entro il 2030.

Oppure puntare all’innovazione, investendo una percentuale maggiore di risorse rispetto a quella tutt’ora investita (1,4% del Pil) in attività di ricerca e sperimentazione.

I fondi europei a sostegno degli investimenti e progetti green e sostenibili insieme sono rilevanti per vincere la sfida dettata dall’emergenza climatica e per dirigerci verso una nuova era caratterizzata da una nuova economia.

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