DECRETO FER 1: i veri beneficiari non sono quelli che immagini.

Negli ultimi mesi le voci di corridoio sull’imminente pubblicazione del Decreto Fer 1 hanno dato al settore di riferimento un’improvvisa botta di vita.

In particolar modo si è cominciato a riparlare di fotovoltaico quasi come ai vecchi tempi; quelli del ‘conto energia’, per intenderci.

Gli operatori del settore hanno cominciato a spingere su potenziali clienti; gli investitori hanno messo sul banco le prime proposte per accaparrarsi terreni, cave e aree industriali; alcuni sono in cerca di tetti di capannoni.

Si sta diffondendo a macchi d’olio, lenta e inesorabile, la convinzione che si stia per aprire un’altra era aurea del fotovoltaico. La tecnologia è ormai matura, i prezzi ai minimi storici e quelli che ai tempi d’oro non ci hanno creduto, non vogliono perdersi quello che ha tutta l’aria di essere l’ultimo treno.

Non vi è dubbio che dopo lo stop improvviso agli incentivi voluto nel 2012, la notizia di nuovi incentivi a 7 anni di distanza sia stato un bel colpo, quando ormai tutti ci avevano messo una pietra sopra.

È anche vero che per chi come noi non ha mai smesso di installare fotovoltaico, le cose stanno diversamente.

Già oggi, prima della pubblicazione dei nuovi incentivi, un’azienda può installare il suo impianto realizzando un’operazione formidabile di efficientamento energetico e di risparmio sulla bolletta.

Grazie alla defiscalizzazione e alla presenza di diversi bandi pubblici nazionali e regionali, il fotovoltaico permette tempi di rientro fulminei e redditività mai viste.

Alcuni nostri clienti recentemente hanno sperimentato payback inferiori ai 3 anni!!

Esatto, solo 3 anni. Negli anni del boom del fotovoltaico (2007/2012) ce ne volevano 8/10.

Allora, è opportuno farsi qualche domanda.

Che redditività possiamo stimare con l’applicazione dei nuovi incentivi?

Chi ha maggiore interesse alla pubblicazione del decreto Fer1?

Ci sono abbastanza risorse per tutti?

Cominciamo con l’escludere tutto il ftv residenziale che continuerà a sostenersi grazie alle detrazioni fiscali: il decreto, infatti, incentiva gli impianti dai 20 kilowatt in su.

Altra categoria di impianti esclusi sono quelli realizzati a terra in aree agricole: l’installazione a terra è ammessa solo su terreni con destinazione industriale, in discariche, siti contaminati e cave dismesse; tutte categorie abbastanza residuali.

La stragrande maggioranza degli impianti verrà installato su coperture industriali, commerciali e rurali.

Gli impianti avranno diritto ad una tariffa omnicomprensiva che sostituirà le attuali convenzioni di scambio sul posto e ritiro dedicato.

Verrà applicata a tutta l’energia immessa in rete al netto dell’autoconsumo. E qui va fatta la prima importante distinzione:

  • aziende che hanno dei consumi
  • aziende che non hanno consumi (depositi, immobiliari, società di scopo, ecc.)

In caso di impianti in autoconsumo va subito chiarito che solo quelli sotto i 100Kw percepiranno un premio anche sull’energia auto consumata di 10€ a Mwh; per tutti gli altri verrà incentivata solo l’energia immessa in rete.

Ciò vuol dire che in caso di impianti superiori ai 100 kWp installati su opifici energivori risulterà di gran lunga più conveniente scegliere lo scambio sul posto, che assicura una valorizzazione del Kwh immesso in rete quasi raddoppiata rispetto alle tariffe del decreto Fer1. Gli impianti sotto i 100Kwp invece con una buona percentuale di autoconsumo sommeranno al mancato acquisto dell’energia anche la tariffa di autoconsumo. Per entrambe le categorie, indipendentemente dalla potenza, nessuno di questi potrà cumulare le tariffe incentivanti con defiscalizzazioni e altri incentivi pubblici.

In linea di massima, tutti gli impianti realizzati da aziende che consumano energia troveranno più conveniente sommare lo scambio sul posto e le agevolazioni piuttosto che incassare le nuove tariffe in arrivo.

In caso di impianti senza autoconsumo, realizzati col solo fine di produrre energia e di immetterla in rete, invece, il nuovo decreto sarebbe l’unica soluzione percorribile. Infatti le altre alternative, il regime di ritiro dedicato e i c.d. contratti PPA, corrispondo per ogni kilowattora prodotto importi tra il 30 e il 50% più bassi rispetto alle tariffe del Fer1.

Un discorso a parte vale per gli impianti realizzati in sostituzione di coperture in eternit o amianto per cui è previsto su tutta la produzione un premio di 12 €/MWh addirittura cumulabile col premio per autoconsumo previsto per gli impianti sotto i 100 kWp.

La convenienza in questo caso specifico è evidente.

Questa interessante disamina rischia di schiantarsi però contro il gigantesco muro della procedura di accesso agli incentivi e solo pochissimi potrebbero essere i fortunati ad accaparrarsi gli incentivi.

L’iscrizione al registro (le procedure di asta per gli impianti superiori ad 1 MW verranno esaminate in altra sede), infatti, avverrà seguendo dei criteri di precedenza gerarchica e nel limite di precisi contingenti.

Per primi gli impianti in discariche cave e siti contaminati, poi quelli su ospedali ed immobili pubblici, e ancora quelli che installeranno colonnine di ricarica per auto elettriche e gli aggregati, quelli che uno stesso soggetto installa in più siti. Infine, tutti gli altri scaleranno la graduatoria secondo il criterio del maggior ribasso della tariffa col limite massimo del 30%.

Considerato che nei primi due registri il ftv condivide 45 MW di contingente con l’eolico, al netto dei criteri di prevalenza quanti MW rimarranno disponibili?

Molto pochi e con tariffe al ribasso.

Tutto ciò non vale per gli impianti in sostituzione di eternit o amianto che hanno un contingente dedicato di 100 MW, che se abbinato ad un aggregato di impianti, potrebbe ridurre di molto il rischio di non entrare in posizione utile in registro.

Per concludere, ritengo che tutto questo rumore generato dal decreto Fer1, da un lato abbia rivitalizzato un settore che da qualche anno sonnecchiava, ma dall’altro stia alimentando aspettative illusorie che soltanto uno studio analitico della norma potrà ridimensionare.

Enermea, dal canto suo, si fa carico della responsabilità cui è chiamata, nel far luce sulle reali opportunità che presto si affacceranno alle aziende italiane, grazie a questo decreto.

Con la promessa di fare da guida nella scelta delle soluzioni e delle opportunità maggiormente efficienti e redditizie.

 

🖋 Raffaele Di Jorio

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